Paris: Gae Aulenti Gare d’Orsay

  • ©Photo Molteni&Motta 1990

    Gae Aulenti Gare d’Orsay

    Nel 1990 fummo incaricati dall’agenzia di pubblicità milanese Gaffuri Comunicazione, di illustrare una monografia istituzionale per la società Boheringer Mannehim Italia. Il reparto creativo dell’agenzia aveva preparato due progetti: uno economico e lineare, e uno complesso e costoso.
    Generalmente in questi casi tutti si aspettano che l’azienda scelga la semplicità e il risparmio, invece avvenne il contrario, e fu approvato il progetto più ambizioso che prevedeva la realizzazione di una serie di close-up fotografici di alcune architetture sparpagliate per l’Europa. Immagini che avrebbero simboleggiato gli intenti e le finalità dell’azienda nei suoi vari settori: produzione, tecnologia, sviluppo, ricerca, servizi, investimenti eccetera.
    Così partimmo per fotografare un dettaglio della scala a chiocciola della Sagrada Famiglia di Antonio Gaudì a Barcellona, la base delle colonne della Banca d’Inghilterra di George Sampson a Londra, il pilone di un ponte sul Reno di Grasse e Ditmann nei pressi di Francoforte, la facciata del Palazzo della Civiltà Italiana di La Padula a Roma, e così via: diecimila chilometri in due settimane per scattare una serie di foto in bianco e nero in giro per l’Europa.
    A Parigi venne scelta di comune accordo la Gare d’Orsay, in cui il dettaglio di uno dei suoi grandi orologi, stava a significare nella monografia Boheringer, che “il mondo è piccolo per chi è ovunque” quindi l’assoluta relatività del tempo.
    Fu un incontro intenso e felice, perché oltre alla richiesta specifica dell’incarico, potemmo fotografare l’intero complesso di recente restaurato da Gae Aulenti.

  • Per un fotografo, la luce è tutto o quasi, e se le foto della Gare d’Orsay furono tra le più significative del reportage, è grazie alla sensibilità che la progettista ha sempre avuto per questo elemento fondamentale e indispensabile sia in architettura che in fotografia. La vecchia Gare d’Orsay, grazie al suo intervento, era rinata in un bagno di luce e trasparenze.
    Abbiamo avuto l’occasione di conoscere personalmente Gae Aulenti a pochi mesi dalla sua scomparsa, una sera a casa di una comune amica. Le raccontammo delle fotografie della Gare d’Orsay realizzate circa un ventennio prima, e lei lamentò che recentemente alcune modifiche di cui non era stata neppure avvertita, avevano malamente snaturato il suo progetto originale di restauro.
    Poi parlammo delle straordinarie scenografie e dei costumi che aveva realizzato negli anni Ottanta per Donnerstag Aus Licht e Samstag aus Licht di Karlheiz Stockhausen, prodotti dalla Scala di Milano, dove la luce era l’assoluta protagonista della musica e della messa in scena, e le chiedemmo perché, dopo di allora, spettacoli così colti e affascinanti nella nostra città non si erano più visti. Ci rispose che non lo sapeva.